Corriere della Sera Economia- LaPosta. In collaborazione con ASSOEDILIZIA

GLI EFFETTI DEL PIANO SALVA CASA IN CONDOMINIO
Parti comuni, un’assemblea per sanare.                                

Sono amministratore di un condominio dove, ai tempi del Superbonus, avevamo constatato alcune difformità rispetto alle planimetrie catastali. Di fatto lo sconto fiscale lo abbiano ottenuto, ma ora ci si chiede se, sfruttando il decreto legge salva casa, possiamo metterci in regola.
Lettera firmata – Milano

Alcune irregolarità tipiche delle parti comuni (cioè quelle riscontrate per esempio su scale, androne, tetto, cantine e garage condominiali) potevano già essere sanate in passato. Gli esempi più tipici sono: gradini aggiunti o tolti sulle scale (in genere per accedere a solai o cantine) oppure aperture aggiunte sempre su androni e scale. In questi casi, probabilmente remoti, è opportuno che l’amministratore convochi l’assemblea per prendere le decisioni del caso, tenendo conto che talvolta le difformità risalgono alla costruzione dell’edificio, mentre in altri casi gli abusi sulle parti comuni sono stati commessi dal singolo condomino per assicurarsi qualche comodità in più, come un maggiore spazio o una migliore fruibilità, senza preoccuparsi della necessità delle autorizzazioni relative. A seconda dell’origine delle difformità l’assemblea assumerà le decisioni del caso. Il principio di base è che a svolgere la procedura di sanatoria e a pagare le sanzioni sono sempre i condòmini individualmente e non il condominio, perché le parti comuni appartengono ai singoli e non al condominio, che non ha personalità giuridica. L’amministratore potrà cioè avviare la pratica con una segnalazione in Comune ma poi saranno i condòmini a subirne le conseguenze (ed eventualmente i vantaggi). In questo contesto, l’amministratore ha però il difficile ruolo di mediatore tra i condòmini che vogliono mettere in regola gli abusi e quelli che invece sono contrari (magari soltanto per ragioni economiche). Con la collaborazione di Assoedilizia 

Massimo Fracaro
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Sanatorie e buonsenso, luci e ombre del decreto “Salva Casa” – Articolo di Achille Colombo Clerici* – Rubrica Casa, città, società – Il Giorno 7.6.2024

Il decreto legge “Salva casa” non è un condono edilizio ma un´integrazione della disciplina ordinaria per sanare irregolarità formali legate a compravendite e mutui. Restano ostacoli per le costruzioni prive di titolo abilitativo. Colombo Clerici* Il decreto legge “Salva casa” varato dal Governo, non contiene, né una sanatoria, né un condono edilizio come misura straordinaria soggetta a termine di scadenza, ma rappresenta un´integrazione della disciplina ordinaria in materia di sanatoria delle irregolarità formali, contenuta nel Testo Unico dell´Edilizia del 2001. Come tale esso tende ad essere di immediata applicazione, non a tutti i casi latenti, ma solo a quelli emergenti nella fisiologia della vita degli edifici: compravendite, pratiche di mutui e di agevolazioni fiscali. Si prospettano novità positive sul piano sostanziale per pareti vetrate, tettoie, porticati, tende solari, variazioni interne, tolleranze dimensionali, modifiche senza opere di destinazione d´uso per il recupero di spazi alla funzione abitativa tranne che per i negozi al piano terreno, autorizzazioni paesaggistiche. Va osservato che per le costruzioni prive di titolo abilitativo permane, ai fini ostativi della sanatoria ordinaria, il requisito della doppia conformità delle opere: alla disciplina vigente al momento della realizzazione, e a quella vigente al tempo della sanatoria. Mentre per le opere realizzate in parziale difformità la normativa si sdoppia, in senso parzialmente favorevole alla sanabilità. Laddove si richiede ancora la doppia conformità ciò significa che quelle opere che ora potresti legittimamente costruire, non le puoi sanare se non erano ammesse al momento della costruzione: devi demolirle e, se vuoi, puoi ricostruirle tali e quali. Si conferma una norma, introdotta con il primo condono del 1985, assurdamente punitiva e contraria alla logica dell’equità e della convenienza economica e sociale. È un retaggio della vetero cultura urbanistica carica di prevenzioni sociali.
*Presidente Assoedilizia