GLI EFFETTI DEL PIANO SALVA CASA IN CONDOMINIO
Parti comuni, un’assemblea per sanare.
Sono amministratore di un condominio dove, ai tempi del Superbonus, avevamo constatato alcune difformità rispetto alle planimetrie catastali. Di fatto lo sconto fiscale lo abbiano ottenuto, ma ora ci si chiede se, sfruttando il decreto legge salva casa, possiamo metterci in regola.
Lettera firmata – Milano
Alcune irregolarità tipiche delle parti comuni (cioè quelle riscontrate per esempio su scale, androne, tetto, cantine e garage condominiali) potevano già essere sanate in passato. Gli esempi più tipici sono: gradini aggiunti o tolti sulle scale (in genere per accedere a solai o cantine) oppure aperture aggiunte sempre su androni e scale. In questi casi, probabilmente remoti, è opportuno che l’amministratore convochi l’assemblea per prendere le decisioni del caso, tenendo conto che talvolta le difformità risalgono alla costruzione dell’edificio, mentre in altri casi gli abusi sulle parti comuni sono stati commessi dal singolo condomino per assicurarsi qualche comodità in più, come un maggiore spazio o una migliore fruibilità, senza preoccuparsi della necessità delle autorizzazioni relative. A seconda dell’origine delle difformità l’assemblea assumerà le decisioni del caso. Il principio di base è che a svolgere la procedura di sanatoria e a pagare le sanzioni sono sempre i condòmini individualmente e non il condominio, perché le parti comuni appartengono ai singoli e non al condominio, che non ha personalità giuridica. L’amministratore potrà cioè avviare la pratica con una segnalazione in Comune ma poi saranno i condòmini a subirne le conseguenze (ed eventualmente i vantaggi). In questo contesto, l’amministratore ha però il difficile ruolo di mediatore tra i condòmini che vogliono mettere in regola gli abusi e quelli che invece sono contrari (magari soltanto per ragioni economiche). Con la collaborazione di Assoedilizia
Massimo Fracaro
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